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 SOLID BODY IN VETRINA - Piccola guida ragionata al primo acquisto di una chitarra elettrica
  
 

La chitarra è cambiata, e con lei è cambiato il chitarrista.

Negli ultimi anni il rapporto tra questo strumento e il suo utilizzatore si è profondamente modificato influendo positivamente sulla sua evoluzione meccanica e strutturale.

Da una decina di anni a questa parte si sono infatti moltiplicati i modelli proposti dalle case costruttrici, dalle più affermate alle emergenti. Questa grande varietà di strumenti ha comunque una sua ragione d'essere nel crescente numero di nuovi talenti della chitarra alla ricerca di una originalità tanto estetica quanto funzionale dello strumento.

In sostanza il chitarrista degli anni '90 tende ad ottenere un look ed un sound personale e inconfondibile oltre che sempre più perfezionato: siamo davanti a quello che è stato etichettato come fenomeno della customizzazione.

E evidente che in questo clima si accentui la competitività tra le varie case costruttrici, costretti a continui rinnovamenti dei modelli nei legni, nell'elettronica, nella meccanica e perfino nella verniciatura; senza peraltro dimenticare il vastissimo mercato di accessori che gravita intorno alla chitarra.

Fondamentalmente nell'evoluzione delle solid body è stata quindi la tendenza dei chitarristi delle nuove generazioni a ricercare nuove tecniche d'utilizzo e sconosciute potenzialità dello strumento; un esempio per tutti è quello di Eddie Van Halen, il primo a introdurre un uso inedito e personalissimo della leva tremolo, che ha praticamente costretto i produttori a notevoli innovazioni nell'uso di questo accessorio.

Un altro fattore determinante nell'affinamento tecnico delle solid body è stata la rivoluzione che ha investito il campo della registrazione del suono, i progressi eccezionali ottenuti in questa direzione che offrono oggi nuove possibilità d'uso ed estrema diversificazione nella presenza della chitarra in fase di incisione.

Si è, dunque, manifestata l'esigenza di avere chitarre più malleabili, perfettamente adattabili ad ogni circostanza ed ad ogni esigenza mediante l'uso di varie regolazioni che arrivano ad interessare fattori quali l'altezza dei magneti e il ponte (per l'accordatura fine delle ottave).

Per un naturale travaso l'amatore come il professionista richiede oggi, di conseguenza, chitarre completamente regolabili e ... perfettamente regolate!!!

Sempre più complesso è quindi il compito delle case costruttrici, sfavorite anche dal fatto che l'acquirente si una solid body, con la complicità di una vastissima pubblicistica, raramente ha le idee confuse sui propri obiettivi: è raro ormai il caso in cui l'acquirente si affidi per l'ultima decisione alla perizia del negoziante.

E evidente che un modello non rispondente alle smaliziate esigenze di chi compra non avrà un buon successo.

Ma non sono soltanto le riviste specializzate ad aiutare il chitarrista dilettante nella scelta dello strumento; decisivo in questo senso è stato l'affermarsi di una figura di artigiano, il liutaio, che, smessa la divisa di stregone dei legni pregiatissimi o di miracoloso artefice di preziosissimi violini e mandolini, ne indossa oggi una più aderente agli sviluppi musicali contemporanei.

La liuteria moderna, dopo aver seguito la naturale evoluzione degli strumenti a corda, si dedica ora con uguale cura e passione agli strumenti acustici ed elettrici.

  
 

Questi artigiani sono diventati un punto di riferimento per i giovani che si avvicinano alla chitarra in quanto abili tecnici, riparatori ed esperti conoscitori del mercato.

Vediamo ora come un neofita o un professionista della chitarra dovrebbe o potrebbe muoversi per scegliere una solid body di tutto rispetto vicina alle proprie esigenze.

Innanzitutto il genere di musica che si intende suonare può già aiutare l'acquirente. Infatti chi vorrà ad esempio suonare
Heavy Metal si orienterà verso soluzioni tecniche profondamente diverse da quelle cui sarà portato un chitarrista Rock o un amante della Fusion.

Si può infatti distinguere: nell'Heavy Metal il suono deve essere duro, aggressivo e di conseguenza richiederà l'adozione di magneti potenti come, di norma, gli humbucking; quasi sempre si vuole disporre di una leva vibrato, possibilmente di tipo Floyd Rose, che permetterà, rispetto alla più innocente tipo Fender, di mantenere una accordatura stabile nonostante l'uso malvagio dell'attrezzo.

 Tratto da TUTTO SUGLI STRUMENTI MUSICALI settembre 1985
  
 

Nel caso del genere classicamente etichettato come Rock ci si trova di fronte a svariati gradi di richiesta di presenza del suono: adoperando magneti humbucking si può ottenere un risultato generalmente caldo e corposo alla Toto per intenderci, mentre orientarsi su magneti single coil (avvolgimento singolo) sposta l'asse espressivo verso sonorità tipicamente rock/blues: un nome per tutti può essere quello di Eric Clapton.

Sono ricercate anche soluzioni intermedie, per un sound composito ed assorbito da diverse varianti timbriche: un esempio è dato dal suono prodotto dalla chitarra di Andy Summers.

I magneti si sceglieranno quindi secondo il gusto personale mentre la leva vibrato può essere considerata non indispensabile. Identico discorso vale per chi è orientato verso timbriche Fusion, tenendo presente che nella scelta dei magneti si opterà verso quelli che danno una risposta brillante e pastosa.

Ma come rispondere in maniera specifica al dilemma: single coil o... humbucking ? Chissà quante volte ci siamo posti il problema della scelta dei magneti da istallare o sostituire sulla chitarra che ci siamo fatti costruire o che già possediamo, ma soprattutto per quella che dobbiamo acquistare.

Ci aiuterà qualche considerazione sulle caratteristiche dei vari tipi tipi di pick-ups.

Gli Humbucking: sono pick-ups a doppia bobina con un elevato segnale di uscita, suono corposto, pieno e non eccessivamente acuto: ottimo quindi per le parti Lead.

Molte le combinazioni sonore possibili, derivanti dal fatto che gli avvolgimenti delle bobine possono venire connessi a nostro piacimento; sono pertanto ottenibili combinazioni di fase e fuorifase, bobine in serie (Humbucking) o in parallelo e bobina singola. Anche se l'ultima possibilità sembrerebbe riproporre il suono di un Single coil. mal si avvicina a quel sound tipico dei monobobina che siamo da tempo abituati a sentire. (Strato, Tele e via dicendo).

Ultimo vantaggio, non indifferente, è l'eliminazione dell'Hum, ovvero del rumore di fondo, data la particolarità costruttiva del pick-up Humbucking.

II pick-up Single coil è da sempre osannato e maledetto al tempo stesso dai chitarristi, per ovvie ragioni: notevoli disturbi e ronzii indotti e segnale un po' povero per le parti Lead, compensate però da timbriche incredibili per la ritmica e suoni molto incisivi nelle parti soliste pulite.

E un pick-up ottimo da montare vicino al manico, oppure in posizione intermedia curando sempre la schermatura dell'impianto elettrico.

  
 Anche con i Single coil è possibile, sempre che uno dei due fili della bobina non sia collegato internamente a massa, ottenere suoni fuori-fase, anche se la perdita di segnale ne penalizza l'uso.

Da un po' di tempo troviamo sul mercato dei magneti Ibridi: sono quei pick-ups che suonano come un monobobina, ne hanno lo stesso ridotto ingombro, ma sono Humbucking.

Questo risultato è stato possibile sovrapponendo invece di accostare, come nel normale Humbucking, le sue bobine.
Naturalmente con questa soluzione è stato possibile ottenere il tipico suono Single coil, più potente però del normale e... miracolo: senza ronzio!
 


Anche in questo caso avendo a disposizione i terminali delle bobine potremo collegarli in modo da ottenere più tipi di sonorità.

Attenzione all'acquisto: scegliete dei buoni pick-ups, costruiti con cura, possibilmente schermati e trattati in modo che l'avvolgimento non dia luogo a vibrazioni, originando in particolare un fastidiosissimo feedback non controllabile (avvolgi
mento affogato nella resina, per esempio!).

Preferite quei magneti a più conduttori di uscita per ovvie ragioni di versatilità. Attenzione a non lasciarsi ingannare dalla potenza dichiarata di un magnete: tante più spire ci sono in un avvolgimento (maggiore segnale d'uscita) tanto maggiore è il calo di acuti (per una elementare legge di elettronica).

Ultimo consiglio è quello di fare bene attenzione alla resistenza chimica dell'avvolgimento (dovrebbe essere normalmente dichiarata nel foglietto di istruzioni che accompagna il pick-up): da essa dipende il valore del potenziometro di volume da accoppiargli.

Sottolineato il ruolo fondamentale che giocano i componenti elettronici nella espressione della voce, del sound della chitarra passiamo a considerare un aspetto altrettanto importante se non addirittura fondamentale per la migliore riuscita dello strumento.

Ci riferiamo ai criteri costruttivi della nostra solid body o meglio ai legni. In molti credono che le virtù di una chitarra elettrica siano racchiuse soltanto all'interno dei magneti. Chi è rimasto ancorato a questa credenza farebbe bene a ricredersi.

Il calore o la freddezza di un determinato timbro emesso da certe chitarre è indissolubilmente legato ai materiali con cui sono costruiti i loro corpi, i manici e addirittura le tastiere.

Perché queste differenziazioni? Basti ricordare che come certi materiali conducono meglio o peggio la corrente elettrica certi altri conducono meglio o peggio le vibrazioni sonore e questo è appunto il caso dei legni utilizzati per costruire una chitarra.

Alcuni sono più duri, altri più morbidi, ma tutti in misura differente concorrono a far suonare meglio o peggio la nostra chitarra.

E fondamentale, a questo proposito sottolineare l'importanza che riveste l'assemblaggio del manico e del corpo secondo i criteri dell'avvitatura o dell'incollaggio.

Un manico incollato propone indubbiamente una risposta sonora migliore di quella ottenuta avvitando semplicemente le due masse.

Questo perché le vibrazioni impresse dalle corde all'intera struttura, sono, nel caso di manico incollato, più omogenee.

Elenchiamo adesso i legni più usati con le relative caratteristiche di densità, peso specifico e con le indicazioni delle parti dello strumento che normalmente vengono costruite con tali materiali.

ACERO
Questo legno è generalmente usato per la costruzione dei manici e anche dei corpi. Tra i tipi più usati, quello europeo che offre garanzie di resistenza alla flessione, specialmente per i manici. Il suo peso è di 640 Kg/m3. Discreto in lavorazione e buono nelle giunzioni con colla. Bella la finitura. Tra gli altri il canadese. un po' più pesante ma esteticamente molto bello.

PALISSANDRO
Usato quasi esclusivamente per tastiere. La venatura varia molto da larga a stretta ma le fibre sono quasi sempre dritte. Legno molto compatto ma anche elastico. Peso 848 Kg/m3. In lavorazione è abbastanza difficile però la finitura è eccellente.

EBANO
Usato solo per tastiere e per qualche piccolo accessorio. Molto pesante (1008 Kg/m3) quello africano e (1168 Kg/m3) quello asiatico. E un legno molto duro che rende difficile la lavorazione e riduce l'affilatura degli attrezzi. Discreto, per la poca porosità negli incollaggi. E' alla finitura forse il più bello.

FRASSINO
Usato per la costruzione dei body. La Fender ne ha fatto un largo uso negli anni '70. E un legno abbastanza pesante (688 Kg/m3), con vena molto larga ed irregolare. E molto flessibile; in lavorazione risulta poco pulito e per questo, anche se la finitura è molto buona, può aver bisogno di qualche ritocco.

MOGANO
È usato sia per i manici che per i corpi. I migliori sono il mogano khaya e l'honduras. Il khaya è molto leggero (512 Kg/m3); molto buono negli incollaggi e stabile quando è essiccato. Buona anche la finitura. L'honduras è molto robusto ed abbastanza flessibile. Il peso è di 544 Kg/ m'. Risulta buono nei collaggi ed eccellente nella finitura.

ONTANO
È forse il meno pregiato fra tutti, ed è molto leggero, pesa solo 544 Kg/m3. Fu usato molto dalla Fender fino alla fine degli anni '60. Risulta buono in lavorazione e negli incollaggi. La finitura è discreta.


Una nota che ha più il sapore della curiosità che altro è quella relativa alla stagionatura di questi legnami.

In un passato relativamente recente questi materiali venivano fatti stagionare naturalmente, all'aria, in ambienti predisposti; oggi invece, l'incalzare delle esigenze produttive spinge numerose case ad utilizzare una stagionatura artificiale.

Praticamente il legno viene cotto al forno. Inoltre, e purtroppo, accanto a questi legni di una certa qualità si trovano legni qualitativamente scadenti. Non poche chitarre nascondono infatti, sotto una luminosa verniciatura, corpi in multistrato o abete.

Siamo così arrivati al passo decisivo. É il momento di mettere piede dentro il negozio e scegliere. E ovvio che la scelta sarà differente per ognuno, dettata, speriamo, da quanto detto finora e soprattutto dalla disponibilità economica individuale.
Dividendo il mercato in tre fasce possiamo riassumere tre distinte offerte qualitative.

La prima fascia indubbiamente economica ha prezzi che oscillano tra le 400 e le 600 mila lire. Questa è la più rischiosa in quanto affollata di strumenti la cui validità è spesso discutibile.

Per queste cifre una solid body dovrebbe avere almeno il corpo in frassino o ontano, manico in acero e tastiera in acero o palissandro, montare magneti della casa, una leva vibrato tipo Fender ed avere delle rifiniture essenziali con meccaniche discrete.


Certo non si avrà una qualità eccelsa ma si dovrà pretendere una regolazione del manico perfetta: un suo difetto paralizzerebbe lo strumento a vita!

La seconda fascia, quella intermedia è quella che dovrebbe riassumere in maniera ottimale il rapporto qualità/prezzo.

Chitarre per le quali si possono spendere dalle 900 mila al 1 milione 400 mila lire. In questa fascia sono disponibili ottimi strumenti, con corpi in acero o mogano, manici di ottima qualità avvitati, e, in alcuni casi incollati, tastiere in ebano, leva tradizionale e non, meccaniche affidabili, magneti di qualità, rifiniture normalmente buone e talvolta di classe, assemblaggio solido e funzionale, sofisticati sistemi di regolazione e in qualche caso elettronica attiva (un piccolo preamplificatore alimentato a batteria incorporato nello strumento).

La terza fascia, quella che si colloca al vertice, può essere definita Top. Per uno strumento che appartenga a questa élite si spende tranquillamente oltre il milione e mezzo.

Tuttavia attenzione a non comprare una chitarra affidandosi soltanto al nome o alla reputazione della casa; controllare sempre, e, in particolar modo a questi livelli, la assoluta perfezione di tutti i dettagli.

II manico deve assolutamente essere incollato, la tastiera dovrebbe essere in ebano, le meccaniche sofisticate, le finiture di classe con binding, intarsi, parti dorate e pick-ups di altissima qualità.

Finora ci siamo riferiti alla concezione classica della solid body.

Tuttavia, per gli amanti delle innovazioni tecnologiche, si deve aggiungere che a questa fascia appartengono quei particolarissimi strumenti, di modernissima concezione e grande affidabilità, la cui struttura monoblocco (manico e corpo) e pluriblocco (manico e corpo intercambiabili) può essere in lega metallica particolare o in fibra di carbonio.

Per questi strumenti, progettati e realizzati con criteri progettuali di assoluta avanguardia, il prezzo travalica spesso i due milioni di lire.

C'è da sottolineare, e non si finirà mai di ripeterlo, che nonostante queste chitarre costino cifre assai ragguardevoli, spesso arrivano al rivenditore fuori regolazione, costringendo l'acquirente ad affidarsi alle cure di uno specialista prima che la chitarra acquisti realmente tutta la sua potenzialità; visti i prezzi, va rivolta una critica ai costruttori affinché curino finalmente queste regolazioni, prima di immettere lo strumento sul mercato.

A questo punto, riteniamo che siate diventati abbastanza esperti per poter avvicinare con disinvoltura e chiarezza di idee i negozi e scegliere il vostro strumento con sufficiente competenza.

Provate comunque molti modelli e ricordate che una chitarra da 500mila lire vi darà difficilmente le prestazioni di una che costa tre volte di più.

Comunque non è sempre vero che chi più spende, meglio spende. Buona caccia, quindi, e buona fortuna!



F. Di Filippo


Tratto da TUTTO SUGLI STRUMENTI MUSICALI settembre 1985


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